The Boys “The Boys” 1977

Parlare di questo album è un’ottima occasione per parlare del primo punk inglese, esploso nel 1976 quasi in contemporanea con con il punk USA rappresentato in primis dai Ramones. The boys vola diretto tra i top album del genere, anche se il gruppo non è così conosciuto come altri “big” che ben sapete e che ricorderemo tra poco.
Parliamo invece di questo disco uscito nel 1977, e di questa band formatasi a fine 1976 da membri provenienti dagli Hollywood Brats e dai London SS. I Boys sono quindi da annoverare tra i “prime movers” del movimento punk, e tra i primi a firmare un contratto per far uscire un disco.
The Boys: l’album d’esordio del 1977
Il disco parte subito in quinta con gli stilemi del punk 76/77, molto più Ramones e primi Clash style, che Sex Pistols. Quindi si parla di velocità, rock’n’roll e “cazzimma”. Fin dal primo pezzo “Sick on you” i nostri aggrediscono con un gran pezzo arricchito da arrangiamenti non scontati, dove trova posto pure un piano rock’n’roll.
Da questa song e dalla successiva “I call your name” si capisce che i nostri san suonare, non sono dei cazzoni da tre accordi punk, ma sono degli ottimi compositori e musicisti. Il ritmo è sempre sostenuto anche nelle seguenti canzoni, con la grande “Tumble with me” sugli scudi.
L’album contiene ben 16 pezzi con durate comprese tra un minimo di 1 minuto e mezzo e un massimo di 2 e mezzo. Niente storie, si va dritti al punto. Che cosa differenzia i Boys da un gruppo come, ad esempio gli UK Subs (senza nulla togliere a loro)? La presenza di frequenti assoli o arrangiamenti di chitarra che affiancano la ritmica con gusto e senza mai risultare pacchiani.
Oltre ad un utilizzo comunque molto melodico della voce principale e dei cori che vengono fatti un po’ da tutti i componenti. Pur essendo un genere “semplice”, anche nel primo punk si possono trovare tante sfaccettature e tutte apprezzabili. Sia che suoni tre accordi a cazzo di cane, sia che proponi canzoni complete e ricche come quelle dei Boys.
“Soda pressing” ne è un esempio, “No money” un altro e “Keep running” un altro ancora. Come ripeto, questo disco si gode dall’inizio alla fine e gasa mica da ridere se avete bisogno di un’iniezione di energia. Sono di valore assoluto anche i brani più semplici come “I don’t care” e “Tenement kids“, “First time” (una ballata alla maniera dei Ramones), grazie a delle linee vocali sempre efficaci e memorabili.
La tensione resta alta per tutto il disco, provate ad ascoltare “Box number 99” e “Kiss like a nun” in posizione 9 e 10 e a tenere fermo il piedino se ci riuscite. Qualità assurda anche alla fine del secondo lato con pezzi da 90 come “Living in the City” e “Watcha gonna do“.
Per la cronaca, questo disco ha raggiunto solamente la 50esima posizione nella classifica inglese dei dischi più venduti del 1977. Dopo l’esordio col botto, hanno prodotto altri tre dischi diventando un po’ più pop. Alternative Chartbusters del 1978 è ancora ottimo, seguito da To hell with the boys del 1979 e Boys only del 1981.
Due considerazioni sul punk inglese
Quando ascolterete questo disco, tenete conto che i Boys erano un gruppo “secondario”, in termini di visibilità, quando nel 1976 il punk esplose in Inghilterra. Per rendervi conto suddividerei le band punk inglesi in tre fasce:
Fascia 1: i precursori
Sex Pistols, The Clash, The Damned
Fascia 2: chi ha imparato bene la lezione
Buzzcocks, Stranglers, Sham 69, Uk Subs, The Jam, The Adverts, Chelsea, X-Ray Spex, Generation X
Fascia 3: contaminazioni Oi!, pop e Hardcore
The Lurkers, The Ruts, Penetration, The Vibrators, Undertones, Eater, Subway Sect, 999, The Business, Slaughter and the dogs, Stiff Little Fingers, Angelic Upstarts, Cockney Rejects, The Exploited, GBH e molti altri.
Ciao a tutti sono Marcello e sono musica-dipendente. La musica mi ha dato tanto, quindi adesso è ora di rendergliene merito e giustizia attraverso questo blog.