Angra “Holy land” 1996

Angra Holy Land

Conobbi gli Angra partecipando al mitico festival Gods of Metal 1997 al Forum di Milano, quando suonarono di spalla ai Manowar colpendomi positivamente. Successivamente recuperai questo album, “Holy Land” (anno 1996) ancora prima di aver ascoltato l’esordio del 1993 (il già noto “Angel’s Cry”) e tutt’ora lo preferisco al primo per la varietà delle composizioni.

Siamo nel territorio del power metal con una vena progressiva, con inserti “tribali” e richiami alla musica brasiliana, essendo proprio il Brasile il paese di provenienza. Si tratta di un disco dal livello compositivo altissimo, condotto dalla stupenda voce del compianto André Matos, morto nel 2019 per un attacco cardiaco.

Come tanti album “progressivi” necessita di diversi ascolti prima di essere compreso e apprezzato veramente, e così fu anche per me. Il lavoro inizia con “Crossing” introduzione di cori ecclesiastici, che ti conducono lentamente al pezzo forte “Nothing to say” introdotto dai suoni di un temporale. Semplicemente uno dei migliori pezzi metal dei prolifici anni ’90, l’apoteosi del sottogenere “Power”.

L’album canzone per canzone

Dopo una partenza terremotante, i ritmi si abbassano per un attimo con “Silence and distance“, introdotta da piano e voce (con richiami ai Dream Theather migliori) e presto trasformatasi in un mid tempo sostenuto con ritornello melodico.

Il ritmo del Brasile esplode con la successiva “Carolina IV”, suite in due parti che si trasforma più volte accelerando e decelerando i tempi di esecuzione (prima parte più melodica, seconda più prettamente power-prog). Siamo in territori consoni a band come Helloween e Stratovarious con il surplus delle influenze latino-americane.

Influenze che sfociano nella successiva title track “Holy Land” dove mi sembra di vedere anche il modo di comporre dei Jethro Tull. Si procede con “The Shaman” altro bel pezzo di metal contaminato, per arrivare alla marcia per pianoforte di “Make Believe”. Una partenza soft si trasforma poi in un pezzo epico con cambi di ritmo che ricordano i Queen degli anni ’70.

Ci si avvia verso la conclusione del disco con il power metal di classe di “Z.I.T.O.”. Cosa significa questo acronimo? L’espressione latina “Zur Incógnita Terra Oceanus”, ovvero “Verso l’oceano terra sconosciuta” o anche “Terre sconosciute al di là dell’oceano”.

Si resta su colori marini anche con la successiva “Deep Blue” introdotta ancora una volta da voce e tastiere, un lento struggente che da malinconico passa a speranzoso, con aperture positive e maestose.

Il disco, che dura un’ora, si chiude con la chitarra acustica “suonata in riva al mare con la foresta alle spalle” e il canto colloquiale di André Matos in “Lullaby for Lucifer“. Dopo questo album, a mio parere, gli Angra non si sono più ripetuti al livelli così alti e hanno subito l’abbandono di Matos e altri due membri già nel 2000.

Artisti simili

Dream Theather, Helloween, Stratovarious, Puya.

Collegamenti

Ascolta questo album su Youtube.

marcello.monicelli
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Ciao a tutti sono Marcello e sono musica-dipendente. La musica mi ha dato tanto, quindi adesso è ora di rendergliene merito e giustizia attraverso questo blog.

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