I migliori album dei Creedence

Migliori Album Creedence

I Creedence Clearwater Revival (abbreviati anche in CCR) sono una delle migliori rock band della storia. Nell’arco di 4 anni (dal 1968 al 1972), 7 album in studio, più qualche live, i quattro californiani hanno lasciato il segno, influenzando decine e decine di altri gruppi dei generi più disparati.

Paladini di un rock grezzo e rurale, antesignano del grunge (e non solo per le camicie di flanella) ma persone qualunque, sicuramente non rockstar. I CCR parlano soprattutto attraverso le loro canzoni che sanno tanto di vecchia America, campagna, fiumi e piogge.

Ma cosa vuol dire “Creedence Clearwater Revival”? Di certo è un nome piuttosto originale. Secondo la leggenda, Creedence era un amico di Tom Fogerty (chitarra e voce, nonché fratello del più noto John Fogerty) un venditore della birra Olympia, che era pubblicizzata come “Clear water” (acqua limpida). Revival sta a significare una sorta di “ritorno” della band dopo che John e Doug Clifford furono chiamati per il servizio militare nel 1966. Per la cronaca, il quarto membro del gruppo è il bassista Stu Cook.

E’ stato abbastanza difficile scegliere gli album migliori di una discografia di altissimo livello. Ognuno di essi contiene canzoni diventate ormai immortali nell’olimpo del rock, quindi mi sono affidato più che altro alle mie personali preferenze. Vediamo quindi quali sono i migliori dischi dei Creedence Clearwater, con un dovuto appunto: l’immagine dice i 10 migliori dischi, ma in realtà sono solo 7, ovvero quelli da loro registrati in studio.

01. Green River 1969

Green River vince il titolo di miglior album dei Creedence, battendo Cosmo’s Factory grazie alla canzone omonima, intensa, trascinante anche senza la spinta ritmica delle chitarre elettriche. L’armonia di base è tutta a carico delle chitarre pulite, con aggiunta di contrappunti e accenti in elettrico.

Green River è il terzo album del gruppo, nonché il secondo di un prolifico 1969 che vedrà l’uscita di ben 3 album dei CCR. E’ un album molto vario, con pezzi piu tirati (Commotion, Bad mood rising, Cross-Tie Walker) e altri in mid tempo (la title track, Tombstone shadow, Sinister purpose), ballate (Wrote a song for everyone, Lodi), blues (la cover di Nightime is the right time).

La voce calda e potente di John Fogerty si erge tra le migliori dei rocker anni ’70 mentre la sezione ritmica macina chilometri immaginari lungo le route e i grandi fiumi americani.

02. Cosmo’s Factory 1970

La dura lotta per l’album top in assoluto dei CCR sposta Cosmo’s Factory di poco al secondo posto, nonostante sia un lavoro ricco di grandissimi pezzi. Si parte con Ramble Tamble, song semplice e tirata e si prosegue con il blues di Before you accuse me.

Voglia di rock’n’roll? Con le successive Travelin’ band e Ooby Dooby di sicuro non riesci a stare fermo. Anche qui non mancano le ballate (Lookin’ out my backdoor, Who’ll stop the rain), pezzi tribali come Run through the Jungle e la cover di I heard it through the grapevine (lunga ben 11 minuti!) e un autentico inno per gli anni ’70: Up Around the bend. Questo pezzo è stato il primo che mi ha fatto scoprire i Creedence, contenuto nella colonna sonora del bellissimo film L’Eau Froide (1994) del regista Olivier Assayas, ambientato proprio negli anni ’70.

03. Willy and the Poor Boys 1969

Passiamo ora al quarto album dei californiani si apre con Down on the Corner, un classico pieno di groove presente anche in tutti i greatest hits della band. A seguire It came out of the sky, rock’n’roll anni ’50 con una voce molto riverberata poco utilizzata in genere dai nostri.

Non mancano le cover di routine, in questo caso tocca a Leadbelly, con la mitica Cotton Fields trasformata in una bella ballata, e a fine disco Midnight Special, sempre sua. A metà album si inserisce Poorboy shuffle, una specie di esperimento ritmico con melodia affidata ad un’armonica a bocca (un po’ sotto tono a dir la verità).

Si torna ai topici mid tempo con Feelin Blue, ma io ho finito le parole di elogio, rischierei di ripetermi. Ma voglio dire: ma che pezzo è?! E dopo si va ancora meglio con Fortunate Son, ovvero una cadillac cabrio sparata a 120 all’ora sulla route 66 con un senso di libertà assoluto.

Il disco si chiude con la drammatica Effigy, un lento che ricorda molto i pezzi che comporrà qualche anno più tardi Neil Young. Il livello è sempre alto.

04. Bayou Country 1969

Il secondo album della band (e primo del 1969) si apre con lo stupendo pezzo omonimo, un mid tempo “alla Creedence” che ti trasporta dritto negli Stati Uniti d’America. La velocità aumenta poi con Bootleg, per poi rallentare con la lunga e ossessiva Graveyard Train.

Si torna su coordinate rock’n’roll con la cover di Good Golly Miss Molly (di Little Richard), ma solo per un attimo, perché subentra di nuovo il blues di Penthouse Pauper. E’ poi l’ora di un altro grande classico dei Fogerty: Proud Mary, introdotto da quei due accordi inconfondibili di chitarra elettroacustica e dedicata all’omonimo battello a vapore che si muove lentamente sul fiume. Tante le cover di questo pezzo, eseguite tra gli altri da: Tina Turner, Tom Jones, Elvis Presley, Status Quo.

L’album si chiude poi con Keep on Chooglin, altro tipico e inconfondibile brano di Fogerty, ripetitivo, ossessivo e ultra ritmico.

05. Creedence Clearwater Revival 1968

L’omonimo esordio dei Creedence è per certi diversi molto diverso dagli album seguenti, essendo costituito da diverse cover. Si va dall’iniziale I put a spell on you di Screaming Jay Hawkins, passando per la cavalcata di Suzie Q (Dale Hawkins) e Ninety-nine and a half di Steve Cropper e Wilson Pickett.

Al netto delle covers, gli originali se la cavano degnamente. The working man è in puro stile CCR, Get down woman è un blues come ce ne sono molti altri, Porterville è molto bella (e risale all’epoca in cui i nostri si chiamavano The Golliwogs). Anche la conclusiva, convincente, Walk on the water è dello stesso periodo pre-CCR.

E’ un bel disco, ma sicuramente inferiore a chi lo precede in questa classifica.

06. Pendulum 1970

Siamo nelle parti basse della Top 7 di oggi con Pendulum, il lavoro che segna l’abbandono da parte di Tom Fogerty. Ci sono ancora grandi pezzi come Pagan Baby, Hey Tonight, Molina e l’immortale Have you ever seen the rain, ma il gruppo inizia a mostrare qualche segno di cedimento.

A mio parere ci sono pezzi non all’altezza come Sailor’s lament (troppo pop), Chameleon (buona nell’intento ma un po’ fuori consesto), It’s just a thought (troooppo soft) e Rude awakening #2 (un palese filler).

Sopra alla media invece Born to move e (Wish I could) giveaway, introdotta da organo prima e basso poi, un lento convincente, soprattutto grazie al cantato di John Fogerty. Il ritornello però resta comunque troppo moscio.

07. Mardi Gras 1972

Concludiamo con Mardi Gras, il canto del cigno dei nostri, ridotti ormai ad un trio composto da John, Doug e Stu. Prima di congedarsi ci lasciano ancora qualche bel pezzo come Sweet Hitch-hiker, Hello Mary Lou, Someday never comes.

Per la prima volta c’è spazio al canto, scrittura e composizione anche per gli altri due componenti. Doug Clifford su tre pezzi e Stu Cook su altri due, tutti ben lontani dall’essere memorabili, anche se tu Door to Door non è malaccio.

Bands influenzate dai Creedence

Tra gli artisti che dichiarano la chiara influenza dei CCR sulla propria musica figurano: Bruce Springsteen, Tom Petty, Little Feat, Allman Brothers, Grand Funk Railroad, Status Quo, Meat Puppets, Gun Club, Pearl Jam, Kings of Leon.

Questo per ribadire l’importanza avuta da questa band di persone “come noi”, senza tanti fronzoli o pose da rockstar, ma un gran senso del lavoro.

marcello.monicelli
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Ciao a tutti sono Marcello e sono musica-dipendente. La musica mi ha dato tanto, quindi adesso è ora di rendergliene merito e giustizia attraverso questo blog.

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