Babylon A.D. “Babylon AD” 1989
Non capita spesso di scoprire dopo diversi anni album di un determinato genere che mi persi negli anni cruciali ma che si rivelano delle grosse sorprese. E’ questo il caso dei Babylon AD, band californiana che nel 1989 sfodera questo primo album omonimo che racchiude tutti i crismi del glam/hard rock che andava per la maggiore a fine anni ’80.
In quell’epoca ero adolescente, zero soldi, zero internet quindi la scelta di quale comprare tra i 10 album rock che uscivano ogni mese era davvero difficoltosa. Ovvio quindi puntare sui nomi grossi: Guns’n’Roses, Metallica ecc. Per forza di cose tanti dischi più o meno belli li perdevi, a meno che fossero recuperati da qualche amico che poteva poi duplicarteli in cassetta.
Per sopperire a queste mancanze, da qualche anno mi sono messo ad acquistare su ebay collezioni più o meno complete delle riviste musicali dell’epoca (H/M, Metal Shock, Metal Hammer, Rumore, Rockerilla ecc.) per scovare quei dischi “perduti” ma di assoluto valore. Per me “Babylon AD” è uno di questi.
Perché questo disco spacca?
Perché sfodera tutti i fattori distintivi che un disco glam metal dovrebbe avere secondo me, ovvero:
- Ottima produzione, suoni adeguati
- Melodie vocali accattivanti
- Cori “sing-along” (che ti spingono a cantare con l’indice alzato!)
- Attitudine rock’n’roll e credibilità
- Canzoni memorabili
La combinazione di questi elementi non si rileva proprio in tutti gli album del periodo, ma trova l’apice in questo disco (che puoi ascoltare su YouTube qui). Si parte col botto con l’inno “Bang go the bells“, strofa che ti prende e ritornello facile che canti subito dopo due ascolti, non per niente il loro pezzo più famoso. Segue “Hammer swings down” e lo schema si ripete di nuovo, con successo, tutto gira nel modo migliore.
Ho sempre apprezzato gli album che partono belli carichi (che sono comunque la maggioranza) con dei bei pezzi fin da subito e qui non si fanno eccezioni, anche perché il livello si mantiene molto alto per tutto il disco.
La terza canzone “Caught in the crossfire” è un hard rock trascinante con armonie in minore e ancora non si può non cantare il ritornello! (si mi piace cantare, se non si era capito!). Un incrocio tra il miglior Bon Jovi e gli Stryper.
La quarta traccia è l’immancabile ballad, si intitola “Desperate” e non è per niente banale, si lascia ascoltare senza risultare troppo “melensa”.
I ritmi tornano alti con il secondo singolo “The kid goes wild”, pezzo hard rock cazzuto che mi ricorda un po’ i newyorkesi Circus of Power (altro disco da avere!). A questa segue “Shot of love” forse un po’ sottotono rispetto al resto, ma comunque sempre dignitosa.
Si scende verso la fine dell’album con la bella “Maryanne“, un altro grandissimo pezzo che diverse band dell’epoca potevano solo sognarsi di scrivere. Un giro di basso e un acuto “alla Axl” introducono “Back in Babylon” un mid tempo con ritornello corale ancora una volta molto efficace.
Proseguendo con la serie all killer no filler si arriva alla penultima canzone “Sweet temptation”, molto Aerosmith (ci ricordiamo Sweet Emotion?) e alla chiusura “cowboy western” di “Sally Danced”.
Conclusioni
Mi sono bastati 4-5 ascolti consecutivi, “Babylon AD” non mi stanca mai e sta scalando le mie preferenze “storiche” nel glam metal, lasciandosi sicuramente alle spalle bands valide come: Bang Tango, Bonfire, Dokken, Great White, London, Mr.Big, Extreme.
Direi “tanta roba” per un disco che ho scoperto SOLO nel 2024. Soprassediamo solo sull’orrenda copertina e pure sul brutto logo della band.
La band ha pubblicato un secondo album nel 1992 e un terzo addirittura nel 2002. Non li ho ancora ascoltati, vi saprò dire. Un appello alle agenzie di booking: fateli suonare in Italia se sono in tour, grazie.
Ciao a tutti sono Marcello e sono musica-dipendente. La musica mi ha dato tanto, quindi adesso è ora di rendergliene merito e giustizia attraverso questo blog.