Madonna “True Blue” 1986

Madonna True Blue

In super heavy rotation tra il 1986 e il 1987 sul giradischi di casa, True Blue di Madonna è l’album della consacrazione dell’icona pop per eccellenza degli anni ’80. Un disco perfetto, a mio parere, con tutti i crismi del pop di quegli anni.

Vogliamo ricordarlo per l’uso degli archi, il suo rullante reverberato, il basso pulsante in prima linea nel mix, le chitarre spagnoleggianti, synth e tastiere a profusione e melodie vocali memorabili.

Da “Papa don’t preach” a “Love makes the world go round”

Il disco si apre con Papa don’t Preach, sostenuta da un super basso con pochi, ma efficaci, inserti di chitarra pulita e un po’ spagnoleggiante. Il primo di tanti singoli tratti da True Blue.

A seguire Open your heart, molto solare, parte tranquilla e va via via in crescendo, passando dall’ottimo pre-ritornello per arrivare al ritornello che ripete il titolo stesso.

Il concerto del 1987

Mi fermo per ricordare il fatto molto particolare che questo disco mi ricorda. I miei genitori sono andati a Torino, ospitati da nostra cugina Cristina, al concerto di Madonna del tour di Who’s that girl, il 5 settembre 1987.

Un concerto storico per ben due motivi: 1) i miei non credo abbiano visto altri concerti dopo questo 2) allo Stadio Comunale c’erano 40.000 spettatori, e il concerto fu trasmesso in diretta dalla Rai e, tra l’altro, in mondovisione.

Si parla di 100 milioni di telespettatori, tra i quali io e i miei fratelli, con mia nonna, davanti alla televisione, nella speranza di vedere mamma e papà sugli spalti (cosa che ovviamente non successe).

Il punto di riferimento del pop anni ’80

Ma torniamo a parlare del disco, che prosegue con White heat, altro bel pezzo ritmato con un cantato “quasi rap” che precede il lentone Live to tell (un po’ fiacco per i miei gusti). Si ritorna alla spensieratezza con Where’s the party, che chiude il lato A del disco (ascoltare con attenzione la linea del synth bass!).

Il lato B si apre con il pezzo che da’ il titolo all’album, che fissa gli standard per la musica tutta degli eighties. Difficile fare meglio di Madonna che in quegli anni se la giocava con Michael Jackson e i Queen. True blue è un super pezzone che prende spunto dai gruppi vocali degli anni ’60 (Shirelles, Ronettes ecc.), trasportando quel mood direttamente nel 1986. Un andamento unico che lo rende una song davvero particolare e virtualmente inimitabile.

Si può fare di più? Certamente: con la successiva Isla bonita, senza dubbio nella top 5 dei miei pezzi preferiti dell’epoca. Ovvero, come incastrare perfettamente un basso super ritmico, percussioni, tastiere soft, chitarre spagnole e un cantato in minore inconfondibile. La parte centrale in crescendo mi fa venire ancora i brividi.

Il climax ascendente di True Blue si ferma qui. Il pezzo seguente Jimmy Jimmy è inferiore a tutti gli altri, così come la conclusiva Love makes the world go round. Di quest’ultima, sicuramente da apprezzare i riff del synth bass e i ritmi non scontati. Mi piace meno, invece, il cantato.

Thanks God for giving us Madonna

Per concludere, se non avete questo album, sappiate che vi manca una pietra miliare della musica di questo secolo. Confrontato con gli altri lavori di Madonna, è appena superiore a Like a Virgin (1984) ma molto meglio dell’esordio Madonna (1983) e di Like a Prayer (1989). E adesso, come dice Nostra Signora, it’s time for siesta.

marcello.monicelli
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Ciao a tutti sono Marcello e sono musica-dipendente. La musica mi ha dato tanto, quindi adesso è ora di rendergliene merito e giustizia attraverso questo blog.

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